CONFABULARIO

Pubblicato il da Luca Lapi

GIOVANI E HANDICAP

Mi sento giovane?

Temo di no perché, salvo poche eccezioni, mi sento più a disagio con persone al di sotto dei 50 anni.

Perché, dunque, mi sento più a mio agio con persone che hanno, almeno, più 25 anni di me? Io credo perché, essendo handicappato fino dalla nascita, ad esempio quando i miei genitori organizzavano una festa, alla domenica, invitando i propri amici con i rispettivi figli io venivo emarginato (forse, involontariamente) da questi ultimi perché era ovvio che preferissero praticare giochi di movimento (come corse, pallone, moscacieca, ecc., ai quali era impossibile che partecipassi) anziché giochi che implicavano lo stare seduti ad un tavolo (come tombola, gioco dell'oca, carte, domino, dama, scacchi).

Ho trascorso, quindi, più spesso e, successivamente per forza di cose, più volentieri, la mia infanzia in compagnia di adulti che di miei coetanei. Accadeva, pertanto, che parlando dei miei coetanei non li indicassi più come i miei amici x e y, ma come i figli dei miei amici x e y.

Anche gran parte dei miei compagni di classe, salvo alcune eccezioni, non li ho mai considerati amici veri ma soltanto, appunto "compagni di classe": il mio rapporto con loro si limitava a quelle ore della mattina e non si estendeva quindi, a tutto il resto della giornata.

Alcuni di questi tentavo di invitarli a casa mia ma mi rispondevano di scusarsi a causa degli "allenamenti", oppure, peggio ancora, accettavano il mio invito ma poi non venivano senza preavvertirmi. Ricordo che, per questi motivi, prediligevo più i giorni di scuola che i giorni di vacanza, le ore di lezione che la pausa di ricreazione.

Un'altra esperienza, positiva e negativa al tempo stesso, è stata quella del campeggio estivo della Pieve a Cavallico. Ricordo di averci fatto tante nuove amicizie ma ricordo di averci provato, anche, alcune delusioni. Ricordo le celebrazioni e le riflessioni fatte insieme vicino al fiume, i bivacchi, i pranzi e le cene gli uni accanto agli altri ma ricordo, anche, le partite di calcio e le camminate che non potevo fare insieme agli altri e per le quali prediligevo più il maltempo grazie al quale eravamo costretti a stare tutti insieme, piuttosto che il bel tempo a causa del quale ognuno trascorreva la giornata per conto proprio oppure in piccoli gruppi i quali non consentivano l'aggregazione gli uni con gli altri.

Ricordo che, per il timore di essere di troppo, mi isolavo anch'io in me stesso cercando, magari, un motivo valido che potesse giustificare questo mio atteggiamento ma non trovandolo che in un bisogno sempre maggiore di una comunione sempre più intima con Dio Creatore che non poteva non esplicarsi che in una comunione sempre più intima con ogni Sua creatura.

Luca Lapi

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