DI TUTTO

Pubblicato il da Luca Lapi

ODE ALLA "DIVERSABILITA'"

Caissima Sabina Negri,

spero, con tutto il cuore, che chiunque visualizzerà questo mio messaggio di posta elettronica possa consegnartelo. Mi chiamo Luca Lapi. Ho 45 anni. Sono portatore di handicap (spina bifida e idrocefalo) dalla nascita. L'esperienza immediata che ne è derivata mi ha portato a considerare l'handicap un problema di difficile soluzione col quale sarò costretto, per tutta la vita, a convivere e mi ha portato, spesso, a piangermi addosso. Mi ha spinto, da piccolo, a vederne soltanto i lati negativi (la sedia a rotelle, le stampelle, non potere fare tante cose che altri potevano permettersi quando e quanto volevano). L'esperienza che ne è derivata, però, a posteriori, e che sto vivendo tuttora, salvo piccoli fastidiosi problemi, mi ha portato a considerare l'handicap una risorsa da porre a servizio dei più bisognosi e una ricchezza da condividere con tutti. Da audulto, infatti, ho imparato a vederne anche i lati positivi: ho abbandonato la sedia a rotelle da quando avevo undici anni, le stampelle non sono più vergogna ma dei mezzi indispensabili per la mia autonomia, guido un'auto apposita, da 25 anni ho un inserimento terapeutico in ufficio. Ho contatti quotidiani con molti giovani (studenti universitari) grazie alla mia collocazione nella Biblioteca Comunale di Borgo San Lorenzo. Tuttavia, quello che ne ho ricavato è stato un rapporto alimentato da una parte sola, un prendere, portare a casa e chiudere a chiave in un cassetto per non pensarci più; il risultato è stato quello di un rapporto di conoscenza, di educazione e di gentilezza fatto di "Buongiorno! Buonasera! Buonanotte!" e, qualche volta, di "Buon appetito!" e niente più. Molti dei ragazzi che vedo in Biblioteca sono accoppiati e molti di quelli che vedo in Parrocchia sono sposati e l'evitare da parte di ciascuno di loro di avere rapporti di vera amicizia con me mi fa pensare che l'amore reciproco che lega ciascuna di queste coppie non sia altro che una maschera che nasconde il vero volto dell'egoismo di coppia. Mi domando e domando, pertanto, se qualcuno non possa fare qualcosa affinché, un giorno, tutto ciò non debba più accadere. Quando iniziai a usare le stampelle (a undici anni), camminando per le strade della mia città incontravo dei bambini più piccoli di me che indicandomi col dito e rivolgendosi ai genitori, facevano loro notare, a voce alta, quanto fossi buffo e quanto potessi sembrare piccolo poiché ero e so, evidentemente, basso di statura per potere sembrare, oggi, un uomo di 45 anni. Provavo veramente vergogna dinanzi a queste situazioni. Pensavo (poiché ignoravo, allora, che cosa realmente avessi) che si trattasse di una situazione temporanea e che non fossi ancora abbastanza, cresciuto per potere camminare come tutti. Quando, invece, da adulto, ho capito tutto di me e dei miei handicap, li ho accettati e, grazie alla mia fede cristiana, li ho accolti come un dono d'amore misterioso di Dio Padre e non come un Suo castigo verso di me. Quando oggi incontro dei bambini che si comportano come quelli di cui ho parlato non provo più vergogna per me stesso, per la mia condizione: provo dispiacere e non per me ma per questi bambini che considero non sufficientemente educati dai genitori oppure dalla scuola al rispetto verso tutti. Si tende evidentemente a educare, giustamente, i bambini e i ragazzi che vanno a scuola al rispetto verso gli extracomunitari poiché, molto spesso, sono loro compagni di classe. Appaio, sicuramente, molto ossessionato da questo pensiero e, tuttavia, non mi sembra molto esagerato il pensiero che, un giorno, senza un'adeguata educazione in merito, il dito puntato dai bambini contro i "diversabili" possa diventare una mano che impugna una vera e propria arma da fuoco pronta a sparare contro i "diversabili" colpevoli, soltanto, del reato della loro "diversabilità". Ho definito l'handicap "Una ricchezza da condividere con tutti". Anche i sentimenti sinceri come l'affetto, l'amicizia e l'amore dovrebbero essere così. La "condivisione" è la grande assente giustificata alle lezioni dell'Università dell'Età Libera della Vita. Sono convinto che se io sono nato portatore di handicap e come tale continuo a crescere, tutto ciò corrisponda a un misterioso dono di Dio Padre per me, di infinita bontà e non malvagità il quale, di volta in volta, mi svela i particolari sia negativi, in parte relativamente minore, sia positivi, in parte, infinitamente, maggiore. Sono credente e perciò, benché io non lo chieda più da tanto tempo nelle mie preghiere a Dio Padre, la mia fede non m'impedisce di pensare, in un futuro prossimo o remoto, a un disegno di Dio Padre di guarigione totale, per me, dai miei handicap.

Ti saluto con molto affetto

Luca Lapi

"I bambini sono crudeli, i più crudeli di tutti. Ma con me non osano: io li metto a tacere con questo bastone": è una citazione dal mio spettacolo "Al Moulin Rouge con Toulouse Lautrec".

Nella ricerca che ho fatto su questo grande pittore c'era il suo rapporto con i bambini. Lui non era cresciuto fisicamente ma ha segnato, attraverso la sua arte, il passaggio tra l'Ottocento e i Novecento. Ha creato quella che oggi si chiama "pubblicità". Le sue locandine sono state esposte in tutto il mondo, i suoi quadri li puoi trovare in ogni museo. Quando ho letto la tua lettera ho capito ancora meglio questo personaggio e ti ringrazio per avermene dato l'opportunità. Anche lui si definiva "portatore di handicap", ma ha regalato al mondo ciò che pochi artisti possono vantarsi di aver donato. Non è ciò che il fisico rappresenta a doverci dettare la misura delle cose, ma è quello che noi siamo. E se gli altri non ci apprezzano, peggio per loro. Dobbiamo portare avanti la nostra diversità, che non è solo quella fisica, ma anche quella psicologica. Nell'omologazione non c'è mai stata arte. Da Van Gogh a Bukowski comprendiamo che la diversità ha premiato la cultura. Chissenefrega della famiglia perfetta, dei figli belli, della mamma realizzata, se non riusciamo a dare un nostro messaggio al mondo. Leopardi, l'ultimo dei poeti, si definì uno sgorbio, ma nessuno se n'è accorto. La sua grandezza interiore è stata tale da superare l'estetica.. Un giorno la festa comincerà anche per te. Quando arriverà quel giorno avrai qualcosa che gli altri non hanno.

Sabina Negri

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