IL FILO

Pubblicato il da Luca Lapi

Dicembre 1988

L'AVVENIMENTO STORICO PIU' DOLOROSO PER BORGO

Veramente tremenda fu la giornata del 30 Dicembre 1943 a Borgo San Lorenzo. Ero stato in mattinata a celebrare la messa in Pieve ed ero rientrato a Faltona verso le 11. Aspettavo per desinare mio fratello Giovacchino che era andato a Borgo per consegnare alla commissione di requisizione un paio di vitelli di un contadino di Faltona e intanto ero andato in chiesa per cominciare a prepararla per le festività dell'ultimo e del primo dell'anno. Avvertii in lontananza un certo rumore di aereoplani, lì per lì non ci feci caso perché ogni tanto passavano, ma stavolta si avvicinarono rapidamente e i miei orecchi furono subito colpiti da tremendi sibili che si confusero immediatamente con la prima ondata del terribile scoppio di bombe, tanto che anche i solidi vetri della nostra chiesa tintinnarono. Scappai, di corsa avvisai la mamma che andavo in cerca di mio fratello e in fretta arrivai all'inizio del viottolo che dalla fattoria delle Canicce, lungo il fiume, porta al ponte della Sieve senza incontrare anima viva. C'era un silenzio di tomba e si vedeva appena una nebbiolina sopra la stazione e i ponti, forse resto del polverone prodotto dallo scoppio delle bombe. A un tratto spunta dall'argine della Sieve un uomo che cammina come briaco o invasato, molle fino alla cintola; vedo che è il nostro contadino che insieme agli altri accompagnava le bestie alla stazione: brancola, fa gesti strani e mormora parole sconnesse. Io gli chiedo di Giovacchino, ma lui mi risponde:"Non so nulla...non ho visto nulla...". Lo calmo un po' e dopo averlo indirizzato verso la strada maestra proseguo lungo il viottolo, correndo e inciampando. Comincio allora ad intravedere sul ponte di Sieve, lungo lo stradone fino a Olmi e nei campi adiacenti tanta gente che correva da ogni parte. Chiedo a uno di Borgo che conosco bene notizie di mio fratello e lui, tremando, mi risponde che non l'ha visto: interviene un contadino e mi dice:"Si era ancora tutti intorno ai macelli quando s'è visto due bombe luccicanti scaricate verso il Crocifisso e sono scoppiate poi al Pozzino, non ci si vedeva più...uno ha gridato, ora mireranno al ponte, allora ci siamo precipitati tutti su quel bastione che va verso Rabatta e qualcuno ha tentato di attraversare la Sieve nonostante l'acqua fredda e alta, c'era anche suo fratello, vedrà che da qualche parte ricomparirà.

In quel momento eccoti spuntare dall'Appennino un grosso aereo che basso basso passò su Borgo e sulle nostre teste scomparendo poi rapidamente oltre Monte Senario. Certo era venuto a vedere l'effetto dell'incursione, fatto sta che creò nuovo scompiglio. Mi trattenni ancora a commentare e consolare com'era possibile, poi m'incamminai verso casa con altri ed ebbi la consolazione di trovare Giovacchino che, per altra strada, era già arrivato al cancello della canonica.

Nella tarda serata cominciammo ad avere notizie molto confuse della strage. Soltanto nel primo pomeriggio del 31 potei muovermi da Faltona. Trovai mons. Corsini ancora naturalmente sconvolto e depresso: era successo che, mentre ancora gli aerei non se ne erano andati, lui solo e un salesiano erano corsi in paese e si erano trovati ad assistere alcuni morenti e vari feriti. Entrai nei locali della Misericordia: 98 salme, disposte in fila una accanto all'altra nella sala principale, nelle altre stanze e nella chiesa. C'era una mamma che stringeva ancora tra le braccia, uno di qua e uno di là, due suoi piccoli figlioli; l'avevano ricomposta così come l'avevano trovata, riversa sulla tavola preparata per il desinare: la casa non era stata colpita ma la loro morte era certo avvenuta per lo spostamento d'aria a causa dello spavento. Io penso che questo sia l'avvenimento storico più doloroso per Borgo e buona parte del Mugello.

Can Ferdinando Mei - pievano di Faltona

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